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Scissione spaziale
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Fenomeno in cui si è imbattuta la Voyager
nel 2372.
La turbolenza incontrata dalla nave era in realtà un campo di
divergenza, rilevabile con un'analisi sui livelli quantici e con un'analisi multispettrale;
se attraversato, questo campo duplica ogni particella di
materia.
Alcuni scienziati hanno sperimentato una scissione spaziale, riuscendo a
duplicare della materia utilizzando una divergenza di campi subspaziali.
Nell'esperimento gli studiosi erano riusciti a duplicare solo la materia, non
l'antimateria, e le particelle create non riescono ad occupare lo spazio a
lungo, annichilendosi. Quando si è formata la seconda Voyager,
entrambe hanno tentato di attingere alla stessa fonte di antimatiera. La
traccia molecolare della nave duplicata è leggermente fuori fase,
per cui non si riesce a comunicare con essa, pur rimodulando la frequenza dell'onda portante.
Se l'altra Voyager
avesse ricalibrato l'onda portante in sincronia con la variazione di fase con la
prima Voyager, si
sarebbe potuto stabilire una comunicazione.
Per tentare la fusione delle due navi si deve provare a ricreare il campo di
divergenza e poi depolarizzarlo, emanando contemporaneamente una massiccia
risonanza dai deflettori delle due navi. Una volta raggiunto il potenziale per
il campo di divergenza, si invia l'impulso. Se i flussi del plasma sono troppo
turbolenti, il campo di divergenza diventa troppo caotico per poter effettuare
la fusione.
Per proteggersi dalla transizione spaziale è possibile dotarsi di un
discriminatore di fase variabile quando si passa attraverso la frattura tra una Voyager
e l'altra.